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L’antefatto Lo striscione “STOP GENOCIDE” appeso da un apicoltore lombardo alla sua bancarella di miele, non era evidentemente gradito da un avventore del mercatino che ha fatto intervenire i Carabinieri per rimuovere lo striscione e per applicare una multa per “affissione non autorizzata”. Poi, dopo tre interrogazioni parlamentari, i Carabinieri hanno fatto marcia indietro, revocando la multa. La reazione Una associazione di pacifisti statunitensi residenti a Roma – U.S. Citizens for Peace & Justice – è venuta a conoscenza di questo tentativo di censura e ha lanciato una campagna per replicare lo striscione ingiustamente incriminato e farlo appendere dalle finestre di chi ne faccia domanda. Per leggere il loro appello, cliccare qui. Il secondo Municipio di Roma è stato scelto per il progetto pilota. Qui sotto le foto dei primi striscioni appesi alle finestre o ad una bancarella del mercato. Il messaggio Questi striscioni sono grida di dolore per le atrocità che subiscono i palestinesi di Gaza (nonché i palestinesi della Cisgiordania e, di recente, anche i libanesi). Sono grida rivolte ai nostri governanti, che continuano ad intrattenere relazioni diplomatiche con Israele, a fornirgli assistenza militare e, nelle sedi internazionali, a disconoscere le iniziative di altre nazioni per sanzionare il regime di Tel Aviv. Infine, questi striscioni sono proteste contro i tentativi di censurare la nostra libertà di gridare ovunque possibile: Fermate il genocidio! Free, free Palestine!
Questa non è l’unica protesta contro il tentativo di censura avvenuto a Desio. Cristina Selva, proprietaria di Erbavoglio, una gastronomia vegana di Biella, ha ripreso in vetrina le parole incriminate e poi, su Instagram, ha invitato tutti a fare come lei, cioè a “far sentire la propria voce: scrivete striscioni, scendete in piazza, non fatevi fermare dalla paura e dallo stato di censura che sta avanzando con prepotenza nella vita di ognuno di noi”.
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